Era un fiume, un fiume bianco, forzato a stare negli argini di chi ( i pochi grandi industriali che comandano) decide il prezzo del latte, ora è onda, ora è tsunami, ora è la forza di chi non vuole più essere schiavo.
Da anni sentiamo parlare dei prodotti d’eccellenza del settore zootecnico italiano: pecorini strepitosi che vincono premi su premi. Quando, però ripercorri la scala dall’alto verso il basso, ti accorgi che è come quella del pollaio: più scendi e più è coperta di sterco.
Così il prezzo al consumatore finale è alto e quello al produttore primario, cioè il pastore, è irrisorio se non addirittura ridicolo.
Sappiamo bene che ci sono dei costi vivi di lavorazione, che anche gli industriali devono sopportare, ma sappiamo altrettanto bene che con i ricavi potrebbero aumentare il prezzo al produttore primario senza alzarlo al consumatore.
La verità è sempre quella che, quando si chiede di essere ascoltati pacificamente, la politica ti ascoltata solo se hai i numeri, i famosi futuri voti, altrimenti non gli interessi, sei scomodo, non sei allarmista, non sei abbastanza. Tutto cambia quando parte una vera rivolta e nella rivolta succede di tutto.
La paura più grande è che ci mettano seduti tutti intorno ad un bel tavolo infiocchettato di promesse, le solite, e con la soluzione servita su di un piatto d’argento:
Non vi preoccupate, mettiamo delle quote latte e vi diamo un premio!!!!!
Siamo allevatori, chiamateci pure pecorai, non ci offendiamo, ma non siamo stupidi.
Le quote latte e la riduzione del bestiame non sono la soluzione, fino a quando si permette agli stessi trasformatori, che elogiano all’estero il nostro prodotto, di utilizzare prodotti dal famoso mercato libero.
Nulla contro il commercio libero, ma poi non si vada a produrre, con questi alimenti, prodotti a marchi di qualità italiana.
NOI VOGLIAMO E PRETENDIAMO LA TRACCIABILITA’.
Vogliamo scoperchiare le pentole e tirare fuori tutti i diavoli.
I primi sono proprio quelli che decido i prezzi, nella famosa stanza dei bottoni.
La gente deve sapere come funziona: se in una determinata zona vi è un industriale, più potente politicamente o con il maggior numero di conferitori, LUI decide per primo il prezzo e tutti gli altri trasformatori lo seguono a ruota, sempre logicamente al ribasso.
La frase che ti dicono, se gli chiedi spiegazioni, su quei centesi in meno su un totale di pochi centesimi, è sempre la stessa:
eh io non ci posso fare niente, lui ha deciso il prezzo e noi non possiamo aumentarlo.
Tutte balle, tutte menzogne per tenerci alla cavezza..
Ora, però , l’oro bianco sta fondendo e scotta, brucia le mani.
Tutti devono sapere che se è stato possibile, fino ad ora, abbassare il prezzo del latte fino a ridurre le aziende agricole zootecniche alla fame, non è possibile togliere orgoglio e passione di chi svolge da sempre il lavoro più antico del mondo, quello del pastore.
FORZA COLLEGHI O ANCHE SOLO CONSUMATORI.. TUTTI INSIEME.. FACCIAMO VEDERE CHE SE STIAMO TUTTI UNITI RIUSCIAMO A VINCERE.
Condividiamo una foto che sta girando sui social e che rende ben chiara la sofferenza e la rabbia di tutti gli allevatori.